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SCULTORE | PITTORE | GRAFICO

GIORGIO ZENNARO

INTRODUZIONE ALL’OPERA DI GIORGIO ZENNAR0

La felicità della scultura di Giorgio Zennaro

Maria Luisa Pavanini

L’ambiente e il periodo in cui si nasce contano, come anche la città, soprattutto se la città è unica e particolare come Venezia. Questa città d’acqua è ambiente ricco fin dall’inizio del novecento di fermenti artistici e culturali. Le esposizioni dal 1908-20 videro oltre trecento tra pittori e scultori presenti nella città lagunare. Tra gli altri: Boccioni, Casorati, Gino Rossi, Arturo Martini. In questo clima si formarono tra le due guerre le personalità di Albero Viani, Emilio Vedova, Santomaso, Virgilio Guidi e molti altri. Tali presenze oltre alla Biennale d’arte (1895) e alla Galleria d’Arte moderna di Ca’ Pesaro (1902) e alla prima mostra del Cinema (1932) portarono a Venezia un grande rinnovamento, un’apertura internazionale nel campo artistico e non solo.
Sembrava allora fuori luogo difendere i miti del passato e l’autorità di una tradizione e con essa il diritto ad un atteggiamento non partecipe mentre ovunque la discontinuità e il dinamismo erano componenti fondamentali del vivere. Il mondo non poteva essere più semplicemente oggetto di contemplazione ma si doveva cogliere nel suo divenire, nel suo continuo rinnovarsi, nei mutamenti sempre più dinamici. L’arte non-figurativa, si presenta negli anni quaranta e cinquanta come rottura col passato e adatta alla nuova realtà. A Venezia protagonista nel campo della scultura del secondo dopoguerra fu Alberto Viani (1906-1989) allievo di Arturo Martini. E’ questo mantovano riservato e metodico il solo riferimento a Venezia dello scultore Giorgio Zennaro.
Zennaro, troppo giovane per partecipare al Fronte Nuovo delle Arti e per aderire allo Spazialismo, comprende fin dal suo esordio alla Bevilacqua La Masa nel 1953 che non è più tempo di serene catarsi e che la realtà espressa dalla scultura è tragica e quindi deve esprimere non solo forme polite e memori della tradizione classica come Viani, ma una realtà in divenire. Zennaro con “Evento di Forma” del 1953-54 parte da una sua personale elaborazione della plastica europea. Lo spazio plastico per lui non è inquieto, non tormentato, né informe, è uno spazio sapientemente misurato con rigore ed armonia. Il suo metodo di lavoro è progettuale e il disegno è lo strumento fondamentale del suo percorso inventivo. Progetto, costruzione, invenzione come unici elementi da contrapporre ad un mondo, che aveva conosciuto la tragedia della seconda guerra mondiale.
Nei suoi progetti non ci sono sbavature solo linee essenziali che, con fermezza geometrica, scandiscono lo spazio. L’uomo ha sempre avuto la necessità di confrontarsi con qualcosa di superiore, di anelare a mete sempre più elevate questo è il percorso di Zennaro. La sua opera è dinamica, mutevole come l’ambiente acqueo in cui nasce. Il dinamismo sequenziale che costituisce, dalla fine degli anni sessanta, il motivo più originale e caratteristico del suo lavoro, è lo stesso presente nelle onde, che perpetuamente si infrangono e ritornano con un movimento sempre nuovo e costante ed è in questa dimensione spazio- temporale che sono da collocarsi le sue forme.
Negli anni cinquanta e sessanta la sua ricerca si muove su piani apparentemente diversi ma che hanno una costante: l’espansione nello spazio, così ora le opere perdono volume per circoscriverlo con sottili linee metalliche secondo ritmi ordinati come passi di danza, ora acquistano volume attraverso elementi più complessi incisivi ricavati, scavati nel marmo o fusi nel bronzo.
Se gli “Eventi di Forma” e le “Condizioni “ degli anni cinquanta mostrano ancora chiari riferimenti a schemi che ci riportano a forme organiche , l' "Apertura Eveniente" del 1966-67 e la “Forma divenuta del 1966” (marmo nero del Belgio) sono una sua personale articolazione dello spazio con linee forti e decise che si proiettano dinamicamente in avanti.
La grande novità è la nascita del tema delle “Sequenze Plurime” nel 1967, 1968, inizialmente gli elementi sono legati ancora ad una struttura chiusa con forme che si sovrappongono, s’intersecano in combinazioni sempre nuove e diverse, ma nel 1971 e soprattutto nel 1972 le “Sequenze plurime” diventano moduli plastici che mostrano gli elementi compositivi giocati in equilibrio lungo un asse orizzontale. Elementi in successione che creano l’illusione dinamica del moto e ai quali talvolta, si contrappone a spezzare e a rompere la sequenza ritmica un elemento quasi immagine del contrappunto musicale(). La musica di Bach e di Beethoven hanno accompagnato costantemente il lavoro di questo artista che in gioventù aveva suonato l’organo e il violino.
Il dinamismo sequenziale che costituisce il motivo più originale e caratteristico della sua opera è lo stesso presente nelle onde del mare che, perpetuamente, si rinfrangono e ritornano con movimenti sempre nuovi e costanti. Il marmo, l’acciaio, il bronzo, l’ottone, il legno e il plexiglas vivono negli elementi sequenziali proiettati nello spazio, e sembrano respirare nelle anse e gli incavi che ritmicamente si alternano. Le forme si appropriano dello spazio con slancio, con aggressività ad esprimere la drammatica ricerca di liberazione dell’uomo e la sua costante volontà di elevarsi sulla meschinità, alienazione, sofferenza, che la vita inevitabilmente porta con sé. Dinamismo che è vita e azione talvolta tragica, ma che,nella sua tragica drammaticità, ci rende consapevoli dei nostri mutamenti e ci fa crescere interiormente. Zennaro usa tutti i materiali e soprattutto, negli anni settanta, il plexiglas, che attraverso forme sfalsate e sovrapposte restituisce tutto il fascino immaginativo dell’acqua della laguna. Nelle successioni dinamiche delle sequenze di plexiglas la luce gioca un ruolo importante e la trasparenza del materiale lascia intravvedere il nascere della traccia formale. Le sequenze in plexiglas diventano plurime trasparenze, respiro ritmico materializzato del moto ondoso. Il dinamismo di Zennaro non ha una connotazione puramente meccanica, la cura e la levigatezza delle forme non riflette solo la perfezione e la prevalenza della tecnica nel mondo degli anni settanta, ma l’espressione di un ordine morale da opporre alla negatività del mondo reale.
Le forme pure e ritmate sono quindi immagine alternativa etica ed estetica ad una realtà irrazionale. La perfezione e la purezza delle forme plastiche sono espressione di cultura e civiltà così come lo erano nella loro perfetta e proporzionale bellezza le statue greche. Bellezza e ragione per un artista coinvolto nel dramma della seconda guerra mondiale costituiscono una esigenza primaria, l’unica salvezza al dilagare della crudeltà e della barbarie. Per un’artista le alternative ad una realtà drammatica sono due: rappresentarla in tutto il suo orrore o sognare e immaginare forme che nel loro rigoroso ordine razionale rappresentino un’alternativa al disordine e al caos. Zennaro crea il suo personale sistema sequenziale armonico e poetico. Le sequenze non sono proprie solo delle singole opere, ma ogni scultura è sequenziale ad un’altra. Quattro o cinque opere sono tra loro sequenziali e costituiscono un ciclo e ogni ciclo è, a sua volta, conseguente ad un altro. Le sue opere costituiscono quindi un sistema semplice e complesso in una sequenza senza fine che scandisce lo spazio secondo un ritmo temporale.
Zennaro ha una fede incondizionata nella razionalità della forma come espressione della creatività umana e forza vitale di fronte al desiderio distruttivo della società degli anni settanta. I valori umani e morali che la cultura antica ci ha tramandato non possono essere più tramandati nel ritmo di un sogno immobilizzato come nelle cariatidi di Viani ma nelle forme che aggrediscono e segnano lo spazio, forme di speranza proiettate come sono dinamicamente verso il futuro. Non è tempo per l’arte di metafore, né di sortilegi o giochi ma di forme costruite con fatica che siano testimoni di una bellezza sognata e intangibile, questo il messaggio di un artista che si è fatto carico nel corso di cinquant’anni di lavoro di una responsabilità umana e civile attraverso una costante progettualità.